Museo archeologico di Fara in Sabina – Fara in Sabina

Il Museo civico archeologico di Fara in Sabina (MUSAF) conserva al suo interno i principali reperti provenienti dagli scavi di due importantissime aree archeologiche circostanti: Cures ed Eretum. L’edificio che ospita la collezione è lo storico Palazzo Brancaleoni, edificio di epoca rinascimentale, situato nella piazza del Duomo del centro storico di Fara in Sabina, nella stessa piazza è presente anche una pregevolissima cisterna ad edicola voluta dai Farnese nel 1588. 

Il Museo è stato inaugurato nel 2001 e tra i suoi reperti più importanti conserva il Cippo di Cures, unica testimonianza epigrafica delle iscrizioni paleo sabelliche (databili tra il VI ed il III secolo a.C.) proveniente dalla Sabina, ed è in breve tempo sarà esposto anche il Carro del principe di Eretum, un meraviglioso corredo funerario trafugato dalla necropoli di Colle del forno e successivamente esposto per anni nel museo Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen che è stato da poco restituito allo stato Italiano. Oltre al Museo archeologico è possibile visitare anche il Museo del Silenzio, ideato e gestito dalle monache clarisse eremite e che offre una esperienza sensoriale ai visitatori provando a ricreare l’ambiente cupo e silenzioso della vita monastica.

La città di Fara in Sabina offre molto altro ed è spesso meta di turismo soprattutto nel fine settimana data la vicinanza con Roma, al di là di questo le bellezze culturali e paesaggistiche dell’area possono essere godute a pieno tutto l’anno grazie al clima favorevole ed esistono bellissimi percorsi ciclo-pedonali per scoprire questo meraviglioso piccolo mondo.

Cisterna Farnese – Fara in Sabina

La Cisterna Farnese è un pregevole monumento che sorge nella piazza del Duomo di Fara in Sabina, essa si trova vicinissimo alla chiesa principale della città, alla torre campanaria, ed al Museo Archeologico ed affaccia su una terrazza che domina tutto il territorio comunale con una splendida vista. La cisterna prende il nome dalla celebre famiglia Farnese che la fece costruire nel 1588. L’elemento visibile sul piazzale è un’elegante edicola che funge da pozzo per la cisterna che si sviluppa al di sotto di essa, sin dalla sua nascita ha sempre avuto una funzione pubblica che continua ancora oggi. Questo piccolo gioiello è uno dei monumenti più suggestivi dell’intero comune, sia per la propria bellezza, sia per il punto dove è collocato da cui si gode un panorama mozzafiato.

Castello Montenero – Montenero

Secondo antichi documenti dell’Abbazia di Farfa, il Castello di Montenero Sabino fu edificato già intorno all’XI secolo, in seguito numerose famiglie si avvicendano nel possesso del Castello, tra cui gli Orsini, i Mareri, i Mattei ed i Vincentini di Rieti. Attualmente è di proprietà del comune di Montenero Sabino.

    Attraverso la cospicua documentazione proveniente dagli archivi dell’Abbazia di Farfa, apprendiamo che la prima menzione del “castrum montis nigri” risale al 1089; mentre in un altro documento, datato 1023, troviamo la semplice attestazione di “locus qui dicitur montenerium”. Ciò fa pensare che la fondazione del Castello Orsini risalga intorno ai primi decenni dell’anno 1000. Da documenti ritrovati per acquisto, vendita ed altri, si evince che, a differenza di altre famiglie, gli Orsini hanno posseduto il castello per lungo tempo .

        Nel 1982 l’intera imponente struttura passò nelle mani del Comune di Montenero Sabino. In origine la struttura, concepita come semplice avamposto militare farfense, era costituita da un semplice recinto rettangolare con torre centrale poligonale. Rimangono ancora ben visibili la torre e alcuni tratti delle mura primordiali, inglobati nelle strutture successive. Quello che vediamo oggi è il risultato di varie stratificazioni architettoniche del XV secolo e, soprattutto, del XVI\XVII secolo.

    A quest’ultimo periodo risalgono il doppio scalone monumentale d’ingresso, il portale con le due torri circolari, il cortile interno e gran parte delle strutture abitative dei piani superiori.

   La maggior parte della struttura monumentale è visitabile. Il cortile è dotato di un buon sistema di raccolta delle acque (contemporaneo alla fondazione, dell impluvium) con il pozzo ancora funzionante sono possibili da vedere. Al piano terra si trovano i locali di servizio, quali il forno, la falegnameria, le cantine, la fucina e le stalle. Il primo piano, il piano nobile è la parte più suggestiva. Oltre al grande salone dei ricevimenti, alla cappella privata e ai salotti dei signori, vi è una bella sequenza di ambienti dal forte effetto prospettico, che avevano la funzione di stupire visitatori e ospiti.

   Molto interessanti gli affreschi di alcune sale. Uno di essi porta la seguente iscrizione: “Generale Girolamo Mattei di Clemente VII. Testimonianza che papa Clemente Vll, prevedendo l’arrivo dei Lanzichenecchi di Carlo V, stava organizzando la difesa del territorio sabino e, a tal fine, aveva inviato un suo generale della famiglia Mattei.

Chiesa di San Cataldo – Montenero

Montenero Sabino è un piccolo comune in provincia di Rieti nella regione italiana Lazio, situato a circa 50 chilometri a nord-est di Roma ed a circa 14 chilometri a sud-ovest di Rieti. Tra i punti di riferimento del paese c’è la chiesa parrocchiale di San Cataldo.

   La chiesa si trova all’estremità opposta del Castello Orsini, nella parte bassa del paese. Costruita nel XV secolo presumibilmente per volere degli Orsini, fu restaurata quasi radicalmente nel 1735, a scapito della struttura originaria di cui rimangono il fianco destro e alcuni spazi interni.

   Esternamente presenta una facciata con profilo a capanna composta da due archi rovesciati, due ordini e un portale d’ingresso ligneo inserito in un portale in pietra con lunetta cieca. Il campanile, non molto alto rispetto alla chiesa, presenta due ordini di monofore.

    Entrando si possono ammirare stucchi, affreschi di epoca barocca e varie sculture di santi, oltre ad alcune iscrizioni sul pavimento come quella che ricorda un membro della famiglia Lavi, proprietaria del Castello prima degli Orsini.

Biblioteca comunale “Angelo Vassallo” – Montopoli di Sabina

La biblioteca comunale Angelo vassallo o Ex Chiesa di San Sebastiano in Pretoriano è un edificio culturale del comune di Montopoli di Sabina, essa è ospitata all’interno di una chiesa sconsacrata sita nel piccolo borgo Sabino, L’edificio era chiamato dai locali la chiesaccia. San Sebastiano in Pretorio viene citata per la prima volta nel Regesto di Farfa di Gregorio da Catino in un documento dell’anno 817, era funzionale agli abitanti del vicino castello di Bocchignano ma divenne poi la chiesa parrocchiale di Montopoli fino al XIV secolo. Sostituita nella sua funzione parrocchiale dalla Chiesa di S. Michele Arcangelo, divenne prima la chiesa della nobiltà fino al 1700, e una volta sconsacrata fu poi utilizzata come lazzaretto per gli appestati. 

Dopo un lungo periodo di abbandono e di crolli, la chiesa nella metà degli anni 80 del XX secolo è stata scelta dall’Amministrazione come possibile sede per la Biblioteca Comunale, che ha aperto dopo una lunga fase di restauro e di riqualificazione, nei primi anni 2000. All’interno un grande soppalco divide la biblioteca in due ambienti, e grazie alla sua struttura a navata unica con abside semicircolare possiede un’acustica ottimale, è spesso sede di concerti, proiezioni e spettacoli. Dal 2014 la Biblioteca Comunale è intitolata ad Angelo Vassallo, il Sindaco Pescatore di Pollica (SA) ucciso dalla camorra nel 2010.

Resti Villa Romana “Grottoni-Torrette” – Montopoli di Sabina

I Resti della villa “Grottoni-Torrette” si trovano nell’omonima località dal quale prendono il nome, nel territorio del comune di Montopoli di Sabina, e sono la parte a noi pervenuta di una antica villa romana. L’area Sabina era anticamente, stracolma di ville di ricche famiglie romane grazie al clima favorevole e alla sua vocazione agricola, specialmente per quanto riguarda la produzione dell’olio d’oliva, prodotto che è ancora oggi il simbolo assoluto del territorio e che ha ricoperto da sempre un ruolo di grande importanza nella cultura mediterranea. La villa “Grottoni-Torrette” era un classico esempio di questo genere di costruzione, nelle sue vicinanze troviamo anche i “Ruderi dei Casoni” resti di un’altra villa romana probabilmente appartenuta al celebre Marco Terenzio Varrone. 

I resti a noi pervenuti sono solamente le cisterne per la raccolta delle acque sottostanti a quella che era la villa vera e propria e sono composti da due arcate interrate integre ed una terza arcata per metà distrutta che affaccia sull’esterno, il tutto era rivestito internamente dal cocciopesto (materiale romano che aveva la funzione di impermeabilizzante). All’interno delle arcate è possibile trovare le tracce dei differenti usi che ha avuto l’edificio: gli originali canali per immagazzinare l’acqua (in cui si notano depositi calcarei), tracce sul pavimento di antiche macine utilizzate per la produzione di olio dell’uliveto circostante, inoltre è stato anche utilizzato come rifugio dai bombardamenti aerei durante la II guerra mondiale.

Al giorno d’oggi possiamo purtroppo solo immaginare la bellezza della villa vera e propria di cui sono rimaste pochissime tracce, ma l’importanza del luogo è dovuta al fatto che anche questi resti di un ambiente originariamente concepito come semplice cisterna abbiano sempre trovato un loro ruolo nella storia. Anche adesso infatti la villa oltre al suo ruolo di memoria storica del luogo è diventata una sorta di palcoscenico naturale per spettacoli teatrali e culturali veramente suggestivi: nelle serate estive è possibile assistere a commedie, concerti ed opere sotto il chiarore della luna e con un proscenio antico circa 2000 anni.

Torre Ugonesca – Montopoli di Sabina

La Torre Ugonesca è una torre a pianta quadrata che si trova nel comune di Montopoli di Sabina, è ubicata nel punto più alto del borgo dal quale domina tutto il territorio circostante. L’edificio è in muratura regolare, privo di merli di coronamento e munito di una porta a mezza altezza e di una feritoia arciera. Dalla sommità si può godere di un panorama mozzafiato: si spazia dall’Abazia di Farfa con tutti i comuni e i castelli della Sabina sino al monte Terminillo in lontananza, dal Monte Soratte, riconoscibile dal suo inconfondibile profilo, sino ai Monti di Tivoli e nelle giornate terse di staglia riconoscibile sull’orizzonte la sagoma della Cupola di S. Pietro.

La Torre Ugonesca fu eretta tra il 997 e il 1038, nel punto più alto del territorio comunale, su preesistenti fortificazioni del periodo preromano, ancora visibili nelle sue fondamenta. L’edificazione fu voluta dall’imperatore Enrico II e dall’Abate Ugo I di Farfa, che volevano creare una rete di controllo e difesa intorno all’Abazia di Farfa, una sorta di cintura costituita da Torre Baccelli (nel territorio di Fara Sabina), dalla torre di Castelnuovo di Farfa (non più esistente) e appunto dalla Torre Ugonesca di Montopoli di Sabina.

Su impulso del pittore montopolese Franco Ciferri, e grazie ad un progetto dell’amministrazione comunale in collaborazione con l’artista Mario Bagordo, da qualche anno nella Torre Ugonesca sono esposte opere ed allestimenti di arte contemporanea, che costituiscono la prima Pinacoteca di arte moderna della Sabina.

La torre è senza dubbio il punto culminante di una visita nel piccolo borgo di Montopoli, la vista dalla sua cima è qualcosa di veramente unico e simbolico per capire l’importanza dell’interconnessione dei vari territori della Sabina e della vicina Roma lungo il corso della storia sino ai giorni nostri. Infine, nelle belle giornate primaverili ed autunnali, allo spettacolo della vista si aggiunge la bellezza dei colori del tramonto rendendo l’esperienza della visita alla Torre Ugonesca assolutamente impareggiabile.

Cattedrale di Santa Maria Assunta – Rieti

La Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti la chiesa più importante della Città, si trova nella parte più alta del centro storico ed è annoverata come monumento nazionale. La Cattedrale odierna fu edificata nel XIII secolo, ma vi sono prove di un precedente luogo di culto già dal VI secolo, lo stile originale è il Romanico ma nel corso del tempo vi sono state diverse aggiunte di matrice Barocca. La facciata Principale è formata da un portico ed un imponente campanile che affacciano sulla Piazza principale di Rieti.

Tra il XII ed il XIII secolo la chiesa fu spesso sede papale e fu dunque teatro di importanti eventi storici come la messa di canonizzazione di San Domenico, fondatore dell’ordine Domenicano, celebrata da Papa Gregorio IX, e l’incoronazione di Carlo II D’Angiò a Re di Puglia, di Sicilia e di Gerusalemme per mano di Papa Nicolò IV. La stretta relazione con il Papa e la vicinanza con Roma hanno portato all’edificazione, tra il 1283 e il 1288, del palazzo Papale costruito adiacente alla cattedrale.

Attualmente la chiesa si presenta, come detto, in stile Romanico poiché le aggiunte barocche sono state rimosse durante una pesante restaurazione avvenuta nel ventennio fascista, nel tentativo di esaltare la “romanità” della costruzione. Esternamente è presente un ampio porticato con 4 volte a crociera che ospita i 3 portali di accesso alla cattedrale adiacente ad esso si staglia la torre del campanile a pianta quadrata ed alta circa 39 metri.

All’interno lo stile barocco è sopravvissuto, la chiesa si presenta con una pianta a croce latina divisa in 3 navate da 2 filari di 4 pilatri ciascuno, la navata centrale è la più grande ed è coperta da una volta a botte riccamente decorata e nicchie per le finestre laterali. Le 2 navate esterne sono anch’esse voltate a botte, ed ospitano ciascuna 4 cappelle dedicate ai santi, tra queste spicca quella dedicata a Santa Barbara, patrona della città, opera del maestro Gian Lorenzo Bernini. L’antico cuore della chiesa è la sua Cripta romana, detta anche Basilica inferiore data la sua grandezza, è databile al XII secolo, situata sotto il transetto è sorretta da 18 colonne di spoglio sulle quali poggiano delle volte a crociera, una delle colonne di riuso è un’antica pietra miliare della via Salaria, principale arteria che collega tutt’oggi Roma a Rieti per poi proseguire verso Ascoli.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta è senza alcun dubbio il principale monumento della città di Rieti. La sua maestosità e la sua posizione centrale fanno percepire tutta l’importanza della sua antica storia. È uno splendido luogo da visitare per capire quale sia veramente la Cultura del territorio Reatino.

Fontana dei Delfini - Rieti

La Fontana dei Delfini si trova nel punto più alto e centrale della bella Rieti, in Piazza Vittorio Emanuele II, all’incrocio delle più importanti arterie del centro storico della città.

La piazza poggia sulla sporgenza rocciosa di travertino dove sorse il nucleo più antico della città. Qui infatti sorgeva il foro della Reate romana, dove sembra fosse presente un Tempio dedicato a Rea (divinità dalla quale si pensa abbia preso il nome la città) ed un tempio dedicato alla divinità sabina Pater Reatinus.

Il primo progetto della Fontana dei Delfini risale al 1654 ad opera di Alfonso Balzico.

La barocca fontana dalle forme mistilinee mostra eleganza nelle sue linee fastose ricche di simbolismi allegorici; è adornata dalle figure dei poderosi satiri e dalle sinuosità armoniose dei delfini, decorazioni oggi purtroppo in parte mutili.

La Fontana dei Delfini è un esempio tangibile di quanto significarono le “mostre d’acqua”, nel corso dei secoli Seicento e Settecento. Si tratta di fontane monumentali che avevano l’intento di rappresentare l’esposizione delle acque portate dalle sorgenti per mezzo dell’ingegno idraulico-edilizio ed artistico che coincidevano con la parte finale dell’acquedotto, funzionali alle esigenze idriche della comunità.

Nel 1865 il piano stradale dell’intera piazza fu abbassato e la Fontana dei Delfini, che fino a quel momento si trovava allineata con Via Roma, fu spostata più ad est per trovarsi al centro della rinnovata piazza.

Per facilitare il traffico automobilistico, nel 1930 viene rimossa dalla piazza la Fontana dei Delfini, che fu spostata in piazza XXIII Settembre nel quartiere Madonna del Cuore. 

Negli anni successivi le automobili sono state gradualmente allontanate dalla piazza; in seguito ad una petizione popolare, nel luglio del 1988 la Fontana dei Delfini fu ricollocata nella sua posizione originaria.

Per la valorizzazione degli angoli più suggestivi della città attraverso originali e creative composizioni floreali, durante le diverse festività e ricorrenze reatine la fontana si presta molto bene ad abbellimenti e decorazioni.

Monumento Nazionale alla Lira - Rieti

Il Monumento Nazionale alla Lira è stato inaugurato il 1° marzo del 2003, in piazza Cavour, a celebrare il ricordo della storica moneta italiana. La scelta è caduta sulla città di Rieti perché il capoluogo riveste storicamente il valore di centro della penisola. 

L’opera, basata sul disegno elaborato dall’artista Daniela Fusco, è stata realizzata fondendo 2.200.000 monete da 200 Lire. 

Il monumento ritrae la personificazione dell’Italia adorna di panneggi rappresentanti il tricolore con incisa la scritta “L’Italia per la Lira”, che nella base si allargano come le radici di un albero, a ricordare la stabilità e l’unità del paese, per poi salire e stringersi attorno alla figura dando origine ad un movimento che allude alla circolazione monetaria della Lira, al cammino della nostra moneta negli anni, alla sua storia, fino alla creazione dell’Unione Europea.

Il tutto culmina nelle braccia alzate dell’Italia, che recano in trionfo la Lira: sul dritto è raffigurata la Lira del 1951 mentre sul rovescio originariamente era raffigurata la prima Lira dell’Unità d’Italia risalente al 1861, ad oggi, dopo un restauro effettuato nel 2008 grazie a delle fondazioni private, è raffigurata l’ultima lira coniata nel 2008.

La statua, alta cinque metri per oltre due tonnellate di peso, poggia su due basamenti esagonali sovrapposti. Su uno dei basamenti sono rappresentate in bassorilievo, 12 tra le monete più significative della storia del conio italiano.

Su di un lato del monumento scorre un piccolo ruscello che vuole simboleggiare il fiume Velino: l’acqua infatti è emblema della ricchezza della città di Rieti e della sua provincia.

Porta Romana - Rieti

Porta Romana è una delle principali porte della cinta muraria medievale della città di Rieti, la sua costruzione risale al 1586, e deve il suo nome al fatto che fu l’antica porta a sud della città, da dove proveniva la via Salaria da Roma. In epoca Romana esisteva già una Porta con lo stesso nome facente parte delle precedenti mura della città, essa era sempre il punto d’ingresso della città sulla via Salaria provenendo da Roma, ma si trovava in una posizione diversa dall’attuale, in prossimità dell’attraversamento del fiume Velino. Nel 1930 fu oggetto di una riqualificazione, al suo intorno fu infatti edificata una esedra in mattoni di stile razionalista, la porta fu resa dunque Monumento centrale dell’odierna Piazza della Repubblica.

La porta oggi si presenta come monumento a sé stante, completamente staccata dall’antico tracciato murario, assumendo l’aspetto di un arco di trionfo. L’esedra retrostante funge da quinta scenica ed al contempo sviluppa un tridente stradale; l’opera infatti è stata eseguita dall’Architetto Cesare Bazzani in epoca Fascista ed è un tipico esempio di razionalismo italiano, movimento che incarnava in sé canoni dell’epoca classica unendoli con quelli del movimento moderno, spinti anche da una politica di regime fortemente nazionalista ed autoritaria. L’esedra si presenta simmetrica, di forma squadrata con due fronti obliqui contenenti tre arcate ciascuno.

Statua del Contadino – Rieti

Rieti è una città di grande importanza storica, le sue statue rappresentano molto bene i differenti periodi ed i diversi ruoli che ha avuto la città nei secoli, mantenendo sempre una forte realtà culturale e di appartenenza. La statua del contadino è stata realizzata in epoca fascista, scolpita in marmo raffigura un contadino portare una vanga sul braccio destro ed il saluto romano eseguito con il braccio sinistro alzato, Essa è chiaramente una statua di stampo di regime, Proprio in quegli anni Rieti si staccò dall’Abbruzzo e diventò una provincia della Regione Lazio, ma rappresenta soprattutto la cultura contadina che è da sempre profondamente radicata nella città. Rieti sorge infatti nella Valle Santa, la piana era originariamente il letto di un lago originato dal fiume Velino, poi bonificata dai Romani fu fin da subito nota per la sua fertilità e la grande disponibilità di acqua. È facile intuire dunque come l’agricoltura ed il territorio siano parte integrante della cultura della città fin delle sue origini, la statua è un tributo alla civiltà contadina e celebra proprio questo aspetto così marcato dell’identità reatina tutt’oggi ancora presente.

Statua di Marco Terenzio Varrone – Rieti

Rieti è una città di grande importanza storica, le sue statue rappresentano molto bene i differenti periodi ed i diversi ruoli che ha avuto la città nei secoli, mantenendo sempre una forte realtà culturale e di appartenenza. La statua di Marco Terenzio Varrone si trova in piazza Oberdan, una delle piazze più importanti della città ristrutturata in epoca recente, al suo interno è collocata la statua in bronzo realizzata da un’artista locale che raffigura Varrone seduto, in contemplazione, con in mano dei libri. Marco Terenzio Varrone nacque a Rieti nel 116 a.C. e crebbe in Sabina dove la sua famiglia aveva molti possedimenti di terre, è considerato uno dei maggiori rappresentanti della cultura dell’epoca, scrisse moltissime opere cardine per la lingua e la letteratura latina trattando i più svariati argomenti. La sua figura è per Rieti vanto dello storico legame con Roma, e punto cardine per quanto riguarda la cultura del territorio di Rieti e della Sabina.

Statua di San Francesco – Rieti

La Statua di San Francesco è una delle più importanti di Rieti, a testimonianza di quanto la figura di Francesco sia importante per la città sin dalla nascita del suo culto. Il santo trascorse diverso tempo a Rieti dove scrisse il cantico delle creature e le regole del suo ordine, oltre alla prima rappresentazione del presepe vivente a Greccio, un piccolo borgo poco fuori città. La statua è collocata Vicino la cattedrale di Rieti, l’opera in bronzo fu realizzata nel 1927 e raffigura il santo posto su un basamento, più recente, su cui sono incisi 4 santuari locali legati alla vita di S. Francesco (Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e La Foresta).

"Umbilicus Italiae" - Rieti

Questa Piazza è uno dei luoghi simbolo della città di Rieti, il suo vero nome è in realtà Piazza San Rufo, ma è popolarmente chiamata piazza centro d’Italia ed ospita il monumento del “Umbilicus Italiae” che celebra la tradizione per cui i Romani attribuivano al territorio Reatino il punto centrale della penisola Italiana. Piazza San Rufo si trova nel punto più alto di Rieti, quasi nascosta tra gli stretti vicoli della città medievale conserva un’atmosfera appartata pur essendo in pieno centro storico e vicinissima ai principali monumenti. La piazza ha dimensioni modeste, su di essa affaccia la piccola chiesa dedicata a San Rufo, un moderno monumento di forma circolare ed una targa che celebrano il centro d’Italia.

La tradizione che attribuisce a Rieti la posizione di centro d’Italia risale già all’epoca romana, il primo ad attribuire tale nomea al territorio fu Marco Terenzio Varrone individuando il punto preciso presso il lago di Cotilia, ripresa poi da Plinio il vecchio, da Dionigi di Alicarnasso e da Virgilio nell’Eneide, anche se su quest’ultimo vi sono diverse interpretazioni. Anche nel periodo medievale esistono testimonianze che confermano tale credenza, proprio in quest’epoca si deve l’ubicazione del cosiddetto “Umbelicus Italiae” in Piazza San Rufo, per mano del vescovo e storico Reatino Pompeo Angelotti nel 1635. Già da questa data fu installato un monumento, inizialmente una piccola colonna di granito nella piazza per celebrare la tradizione. Oggi sappiamo che diverse città si attribuiscono il punto centrale della penisola Italiana anche se risulta impossibile definire scientificamente un punto preciso di una regione geografica per sua natura irregolare.

Attualmente il monumento presente nella piazza è un dono della facoltà di Architettura di Tbilisi all’amministrazione comunale Reatina in occasione di una visita avvenuta nel 1998. Il manufatto è di forma cilindrica, con una bombatura nella parte inferiore e presenta una decorazione in marmi policromi e la sagoma dell’Italia sopra di esso. L’opera è stata spesso oggetto di critiche per la sua estetica particolare, la sua dimensione e la sua posizione decentrata nella piazza, e si è spesso parlato di una sua possibile sostituzione, tuttavia è ancora presente.

Piazza San Rufo è uno dei luoghi più autentici di Rieti, Urbanisticamente essa è un perfetto esempio del periodo medievale della città, una piazza piccola ed irregolare su cui si affacciano una chiesa e diversi edifici, uno spazio di risulta che incarna bene il fascino e l’intimità del luogo. La piazza è soprattutto un simbolo, il ruolo di centro d’Italia è infatti profondamente radicato nella cultura popolare locale come simbolo d’appartenenza alla città di Rieti.